I nostri consigli - Non-fiction

Lifting, rinoplastiche, mastoplastiche, liposuzioni, iniezioni di collagene: il corpo alla fine del XX secolo è divenuto estremamente mutabile, e la sua alterazione è ormai insista nella cultura occidentale. Elizabeth Haiken ci racconta la ricerca della perfezione fisica dall'Ottocento a oggi. Una storia umana e oggettiva, tracciata con acume, che riesce a toccare questioni intriganti come la standardizzazione del corpo, la manipolazione ideologica, la valorizzazione di se stessi, il pregiudizio, il genere, l'etnia e la corsa al guadagno. 
Elizabeth Haiken, L'invidia di Venere, Odoya 2011



Il romanzo massimalista è un nuovo genere della narrativa contemporanea, nato al crocevia tra l'estetica modernista e quella postmoderna. È una forma letteraria che si è sviluppata negli Stati Uniti a partire dei primi anni '70 del XX secolo e si è diffusa in Europa all'alba del XXI, illuminata da autori come Thomas Pynchon, David Foster Wallace, Don DeLillo, Zadie Smith, Jonathan Franzen, Roberto Bolaño e Babette Factory. Stefano Ercolino propone una mappa per muoversi in questo territorio, individuando dieci elementi che definiscono il romanzo massimalista come il genere che ha rivoluzionato la letteratura degli ultimi quarant'anni.
Stefano Ercolino, Il romanzo massimalista, Bompiani 2015


Perché gli achei "credevano" allo scettro divino di Agamennone? Perché l'ostia consacrata era un simbolo di contestazione usato dagli inca nei confronti degli spagnoli? Il feticismo è una religione primitiva o è un esempio del fascino esercitato su tutti noi dalla materia informe? Le immagini sacre sono solo riproduzioni di figure divine oppure sono quelle stesse figure? Che relazione c'è tra il cibo e la religione? E come mai una macchia sul muro può diventare oggetto di culto per quanti vi vedono la Madonna? Sono alcune delle domande a cui questo libro risponde assumendo un punto di vista insolito e originale: quello della materialità della religione.
Ugo Fabietti, Materia sacra, Raffaello Cortina 2014


"Perché la credenza nel sacro? Perché ovunque riti e divieti, perché non vi è stato un ordine sociale, prima del nostro, che non appaia dominato da un'entità soprannaturale?". Girard, già con il suo memorabile saggio del 1972, La violenza e il sacro, aveva posto alcune di quelle domande ultime che l'antropologia ormai tende sempre più a celare in opaco involucro. Ma con questo libro, che apparve nel 1978 provocando subito un grande clamore, egli si è spinto sino alle cose ultime, quelle che, secondo la parola del Vangelo di Matteo, "sono nascoste sin dalla fondazione del mondo". E queste cose, come la "lettera rubata" di Poe, sono così nascoste proprio perché stanno dinanzi ai nostri occhi: nella Bibbia e nel Vangelo.
René Girard, Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, Adelphi 1983

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