I nostri consigli - Non-fiction

Il mondo come noi lo conosciamo finirà. Presto o tardi, ma finirà. Semmai sarebbe opportuno domandarci quale sarà la fine che attende il nostro pianeta e, con esso, tutta l'umanità che ospita e contiene. Alok Jha, in questo libro dall'apparenza catastrofistica e scanzonata, ma in realtà una vera e propria disamina scientifica, analizza per filo e per segno cinquanta plausibili ipotesi apocalittiche. Sarà la desertificazione o l'inquinamento chimico, la collisione solare o l'inversione dei poli a condannare l'umanità? O piuttosto un olocausto nucleare, una pandemia o un'invasione aliena?
Alok Jha, Manuale dell'apocalisse, Bollati Boringhieri 2016



Se l'uomo potesse essere invisibile, cosa farebbe? Probabilmente qualcosa che ha a che fare con il potere, la ricchezza o il sesso. Magari le tre cose insieme. Non dovrebbe però sentirsi molto in colpa. Questi impulsi sono sempre stati al centro dell'attrazione che il genere umano nutre per l'invisibilità: riguardano ciò che è al di là dei nostri sensi, servono a comprendere ed esorcizzare paure e sogni, alludono a mondi governati da altre leggi. L'invisibilità è un grande potere e una terribile maledizione, un gioco seduttivo, una condizione spirituale. 
Philip Ball, L'invisibile - Il fascino pericoloso di quel che non si vede, Einaudi 2016


Qual è il ruolo dei suoni delle parole nella formazione dei significati? Tutti sanno che onomatopee come miao, botto e tic tac  possono imitare suoni ambientali. Ma molte lingue usano ideofoni come zig zag, lemme lemme o quatto quatto per raffigurare eventi non sonori, come movimenti o stati d'animo. Persino parole comuni come scivolare o incespicare, qui o  riproducono col suono certi aspetti delle realtà che designano. Questo fenomeno prende il nome di fonosimbolismo. Il libro lo affronta in prospettiva sia storico-teorica che descrittiva e sperimentale, dalle formulazioni più antiche alle neuroscienze offrendone la prima trattazione organica in ambito linguistico.
Luca Nobile, Edoardo Lombardi Vallauri, Onomatopea e fonosimbolismo, Carocci 2016

Per Saxl, come già per Warburg, l'astrologia (e l'iconografia astrologica) occupa un posto centrale nella storia della tradizione classica, poiché le antiche divinità, travolte come tali dal crollo del paganesimo, sono però sopravvissute nel Medioevo non solo come nomi dei pianeti (o dei giorni della settimana), ma anche come simboli di altrettante "essenze", e del loro influsso sugli uomini e la loro vita. Il cristianesimo non aveva nulla da sostituire all'antico sistema astrologico, con la sua pretesa universalizzante di spiegare e prevedere i destini dell'uomo e il carattere di ognuno: tramandata (ma anche osteggiata) come una sapienza in sé chiusa e coerente, l'astrologia conservò quindi, quasi in un bozzolo, frammenti dell'antica scienza e dell'antica mitologia.
Fritz Saxl, La fede negli astri, Bollati Boringhieri 2016

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