I nostri consigli

In questo secondo romanzo della Bourdouxhe (...) non siamo più nella grigia e fuligginosa periferia di Liegi, bensì nella "douceur de vivre" della Parigi della fine degli anni Trenta; e se Elisa, la struggente protagonista della Donna di Gilles, viveva nell'attesa, nel dono di sé, nella devozione assoluta per un marito di cui tutto sapeva accogliere e perdonare, Marie (che pure ama profondamente il suo, di marito) scopre la violenza della passione quando, su una spiaggia della Costa Azzurra, incrocia lo sguardo di un ragazzo di vent'anni dalle spalle sottili, i fianchi stretti e le lunghe gambe abbronzate. Un pomeriggio si incontrano, come per caso, su un sentiero che costeggia il mare e, su un pezzetto di carta che lei non getterà, lui scrive un numero di telefono. Che Marie chiamerà, tornata a Parigi, dalla cabina telefonica di un caffè. (...) qui la prospettiva è cambiata, e il suo sguardo segue con vibrante complicità il percorso di una donna che affronta, con un'audacia che quasi la stupisce, «l'intransigenza del desiderio».
Madeleine Bourdouxhe, Marie aspetta Marie, Adelphi 2018

La storia di Mahmoud Traoré è quella di migliaia di giovani africani che, attratti dal mondo globalizzato, si lanciano sulle strade dell'esilio a piedi o a bordo di taxi-collettivi, camion da bestiame, piroghe, lasciandosi alle spalle il Sahel, il Sahara, la Libia e il Maghreb. Mahmoud ha impiegato tre anni e mezzo per percorrere la distanza che separa Dakar da Siviglia, mentre a un turista europeo sarebbero bastate poco più di tre ore di volo. E a Ceuta lo attende l'assalto alle «barriere di sicurezza»: nella notte fra il 28 e il 29 settembre 2005 centinaia di migranti irregolari si gettano sulle recinzioni e i fili spinati che li separano dall'Europa. La polizia apre il fuoco e lascia a terra molti morti, che sono morti senza volto, senza nome, senza identità. Ci sono sopravvissuti che provano a raccontare, ma ne escono solo frammenti di verità al servizio dei media. E così la loro testimonianza, velocemente, si affievolisce. In cammino verso l'eldorado europeo dopo aver abbandonato l'idea di raggiungere la Costa d'Avorio, devastata all'epoca da una guerra civile, Mahmoud si imbatte in ogni sorta di sfruttatori: doganieri, guide, cacciatori di clienti, affittacamere, poliziotti corrotti, trasportatori, e, seguendo il ritmo intermittente del suo periplo - a ogni tappa, Mahmoud deve trovarsi un lavoro per poter proseguire il viaggio - si scopre una fiorente economia che specula sulle spalle dei più poveri fra i poveri.
Mahmoud Traoré, Bruno Le Dantec, Partire, Baldini e Castoldi 2018

Keitaro è un ragazzo romantico, geneticamente insofferente alla mediocrità e con un'ardente passione per l'inusuale. Da quando ha terminato l'università, però, la vita non gli ha concesso nulla di romanzesco. Lo ha portato soltanto a recarsi a casa di sconosciuti per consegnare lettere di raccomandazione e a trascorrere, nella pensione per scapoli in cui dimora, il resto delle ore nell'indolenza più assoluta. Nella pensione vive anche Morimoto, un uomo oltre la trentina di una magrezza impressionante e dall'occupazione misteriosa. Dice di essere stato un marito integerrimo, di aver pescato salmoni in qualche regione di Hokkaido, di aver progettato una società per la produzione dei tappi per gli otri di sake. Da sotto i baffi trasandati narra, insomma, con estremo garbo racconti così strani da poter essere assimilati a storie di fantasmi. Quando rientra dal lavoro, inoltre, non tralascia mai di indossare un abito nuovo fiammante con la giacca dall'ampio bavero, per poi riuscire stringendo in mano uno strano bastone da passeggio di bambù, dall'impugnatura a forma di serpente con la bocca spalancata, come se stesse per inghiottire qualcosa. Un giorno, però, Morimoto scompare all'improvviso senza pagare l'affitto della pensione, lasciando il suo bastone da passeggio là dove lo ha sempre riposto, nel portaombrelli davanti all'ingresso. Sulla scrivania della propria stanza Keitaro trova una lettera in cui l'ex bizzarro ospite della pensione lo esorta ad appropriarsene e a farne buon uso. Un consiglio che si trasforma per il ragazzo in una persecuzione tale da spingerlo a preoccuparsi della sua salute mentale.
Natsume Soseki, Fino a dopo l'equinozio, Neri Pozza 2018

Théodore e Dorothée sono, a modo loro, una coppia perfetta, a cominciare dai nomi di battesimo, uno l'anagramma dell'altro. Lui programmatore informatico, lei insegnante impegnata da anni in un'ambiziosa tesi di laurea su un politico francese, sono giovani, belli, progressisti, e soprattutto si amano profondamente, al punto di compiere il grande passo e prendere una casa insieme, a Parigi. Eppure, la loro vita è un continuo interrogarsi: qual è il modo migliore di divertirsi? Che cosa si deve mangiare, e che cosa no? Che cosa fare del proprio corpo, e quanto prendersene cura? A cosa consacrarsi? E più giusto fondare una famiglia, lavorare, oppure arricchire la schiera degli «indignati»? Con il suo terzo romanzo, Alexandre Postel abbandona le atmosfere noir e metafisiche della «Gabbia» per dedicarsi all'anatomia di una coppia e delle sue dinamiche. E attraverso i suoi due protagonisti racconta, con partecipe ironia, un'intera generazione, in perenne attesa di una primavera che sembra sempre dietro l'angolo ma che non arriva mai.
Alexandre Postel, Théodore e Dorothée, Minimum Fax 2018

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