Narcopolis - Jeet Thayil
Bombay,
anni Ottanta. Shuklaji Street è un reticolo febbrile di stanze, stanze per il
sesso, stanze per Dio, stanze segrete che si riducono di giorno e si espandono
di notte. La stanza d’oppio di Rashid è
la fumeria piú rinomata della strada con le sue autentiche pipe cinesi, ma è
soprattutto il regno di Dimple. Quando era appena un ragazzo, Dimple fu
condotto in un bordello di Bombay. Gli diedero una sari rossa e del whisky e
poi, con l’aiuto di un sottile, tagliente bambú, fecero di lui una splendida
hijra, un eunuco. Ha imparato a maneggiare l’oppio e non solo, ha appreso tutto
quello che sa della vita, dell’amore e della morte. È il regno anche di una singolare compagnia di
oppiomani di paesi e fedi disparate: Newton Pinter Xavier, il pittore il cui
senso di colpa cattolico deflagra producendo effetti devastanti: dipinti che
grondano sesso, eresia e interpretazioni indiscriminate della psicopatologia
della vita quotidiana; Rumi, lo spilungone con il segno castale sulla fronte e
il sorriso largo e strafottente; Salim, il borsaiolo alto e segaligno coi
capelli da hippy lunghi fino alle spalle; e artisti, filosofi, poeti e
prostitute che si immergono nelle loro mirabolanti fantasticherie aspirando
oppio.
Con i suoi amanti e ospiti Dimple discute di Dio e del sesso, dell’amore e del significato dell’esistenza, della crudeltà della vita e… del Patar Maar, l’assassino di pietra che gira di notte nei quartieri dei poveri di Bombay e li uccide metodicamente, come un angelo sterminatore che cerca di mettere fine una volta per tutte alla loro miseria.
Con i suoi amanti e ospiti Dimple discute di Dio e del sesso, dell’amore e del significato dell’esistenza, della crudeltà della vita e… del Patar Maar, l’assassino di pietra che gira di notte nei quartieri dei poveri di Bombay e li uccide metodicamente, come un angelo sterminatore che cerca di mettere fine una volta per tutte alla loro miseria.
Un affresco crudo e sincero dei lati più oscuri e meno celebrati dell'India moderna, ma anche un romanzo sull'annullamento e l'autodistruzione, percorsi che non esludono mai del tutto un forte desiderio di vita.
Jeet Thayil - Narcopolis
2012, Neri Pozza
300 pp.
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